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Diciassette racconti di fantascienza nera e dell'imprevisto. "Come capacità di sintesi e di invenzione, lo accosterei a Fredric Brown, su un piano di parità, non di sudditanza. Se ne esce divertiti, ma anche un po' storditi da una scrittura tanto brillante quanto arguta e sagace." (Valerio Evangelisti) Il racconto breve o brevissimo, terreno narrativo nobile e maltrattato, subisce qui le più diverse modulazioni di genere, senza limiti di sorta o chiusure dogmatiche. È anche per questo che il libro, la cui voce pare farsi ventriloquiare da Kafka e Roald Dahl, può rappresentare uno strumento per chi per la prima volta si accosta a delle pagine di fantascienza o di horror, generi che Gabrielli maneggia e introduce nella sua narrazione quasi ricostruendo il proprio sguardo adolescente, per poi ricatapultarlo nell'attualità. Enrico Gabrielli si è bendato e ha attraversato il ponte mobile che collega musica e narrativa. Guidato da fantasia, humor nero e passioni fantascientifiche, è arrivato dalla parte dove il testo non è più pentagrammato: questo è il risultato.