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Un ragazzo si sveglia dopo l'ennesima notte di eccessi metropolitani e non si trova più. Scoprirà che non è soltanto l'effetto di anni vissuti pericolosamente: quando scende dalla giostra infinita dell'adolescenza, non è il soffitto a girare ma la sua identità, schizzata via al contatto con il mondo reale. Questo disagio ha un nome scientifico: depersonalizzazione, la sofferenza di vedere la vita da fuori, come un film di cui non si riconosca la trama, di perdere il proprio posto nella realtà. In un mondo di cui non comprende più il senso, saranno le parole incontrate nella grande letteratura ad accoglierlo, dandogli lo strumento per creare una nuova trama partendo da zero. Sostituendo le parole alla droga, il desiderio di assoluto alla trappola dell'eccesso, grazie alla scrittura ricucirà una relazione con la realtà a cominciare dalla sua travagliata storia familiare. Scritto mescolando Flaubert, il rap e I Simpson, questo diario privato è la cronaca senza sconti di un rito di passaggio oggi sotto scacco: l'uscita dall'adolescenza.