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"A ogni sua nuova raccolta poetica Fernando Acitelli, cultore dell'effige, dello stemma e dell'iscrizione, quasi fossero croste di una memoria sanguinosa che riguarda i più dispersi eroi, chiama all'appello gli amici, presenti e trascorsi: Aurelio, Stefano, Plinio, Alessandro, Franco, Andrea, Raffaele, Eraldo... Se ci siete, battete un colpo. Qui, dove ho posto la mia ridotta - è come se ci dicesse - nella capitale imperiale, a Porta Furba, sul ciglio dell'Appia Antica; ad Anzio, fra i ruderi della villa di Nerone; sul Campetto prenestino dove nei pomeriggi del 1955 i Forti e Tenaci affrontavano l'Alba Radians; nella costola francese del triennio rivoluzionario; in una parrucca fuori asse di William Hogarth; nella luce tagliata di Van Eyck; nel tiro micidiale da fuori area di Agostino Di Bartolomei; nella solitudine lancinante di Angelo Domenghini; attenzione, proprio qui, in questo luogo di resistenza estrema, fantastico come una leggenda ma più vero del vero, è d'obbligo rispettare i morti, ripristinare gli amori, illudersi di dare senso al tempo. Così noi rispondiamo: presente! C'è da firmare un foglio di assenso, ognuno può farlo a suo modo. Incidere col coltellino nel tronco della corteccia una sigla di verifica." (Dallo scritto di Eraldo Affinati)