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Gli haiku e le immagini di "Salvare l'ora" nascono da due periodi di malattie apparentemente senza speranza: si pongono come tracce leggere della presenza divina nascosta all'interno di ogni forma e figura che splende nel mondo. «Con la loro misura metrica, le poesie di Salvare l'ora rinviano alla forma giapponese dell'haiku. In questi brevissimi componimenti di Chiaramonte, a prevalere è la riflessione, la meditazione in forma di aforisma. I termini ricorrenti sono tempo, spazio, universo, abisso, nulla, Dio, infinito, silenzio. E poi ancora cuore, anima, ombra, pensiero, respiro, luce. E, naturalmente, sguardo. Qui si ha l'impressione di avere di fronte un'esposizione lampante della poetica del fotografo. Lo sguardo non è passiva ricezione dei dati del mondo, loro fredda registrazione: lo sguardo chiama, è una voce. A poco a poco, nella raccolta, affiorano (come nell'haiku giapponese) le parvenze del mondo. È come se Chiaramonte ci rivelasse la parola che tace al fondo delle sue immagini. Una parola che chiama, che invoca, che si sporge oltre se stessa, cercando il proprio limite. Cosa c'è, oltre quel limite?» (dal testo di Umberto Fiori).