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"La parte in siciliano si apre con "A vespiru cala", ponte ideale con la prima parte. Si entra nel vivo del testo con "U tristi fattu ô molu" "i Brucculinu" i cui protagonisti provengono da una dimensione epica e arcaica, raccolgono la medesima eredità etico estetica, si stagliano all'ombra del racconto, rifacimento di "Uno sguardo dal ponte", di Arthur Miller, con una potenza che travalica il tema. La sicilianità compare anche in versi che sembrano il prodotto del teatro dei pupi, sia quando fa capo all'impeto delle passioni sia quando esprime la sapida e sessualmente allusiva ironia popolare. Tommy, che coi suoi fitti endecasillabi rende il peso della orrenda e tragica storia di un bambino rapito e ucciso, trasferisce al nord il copione siculo. Per questo ci ricorda il respiro non certo localistico del cantastorie, che, siculo o persiano, arabo o africano, parla del mondo muovendosi da echi e miti locali, ma spesso, travalica i suoi confini, a rendere testimonianza umana in poesia."