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Le ore livide che precedono l'alba, da che la razza umana si è accorta di possedere un'anima, sono quelle in cui si medita insonni sui propri peccati, si sussurrano promesse solenni e si commettono delitti atroci. I meschini osano gettare uno sguardo furtivo allo specchio, certi di aver consegnato il peggio di sé alla notte, e speranzosi di affrontare le rimanenti ore con la coscienza pulita. Questo breve intervallo di tempo è consacrato alla celebrazione di un ignobile rito: quello delle esecuzioni a morte. Non appena i raggi dell'aurora si posano delicati sulla terra, illuminando di soffusa pietà i resti della macabra cerimonia, i responsabili fuggono altrove. Giudiziosi e alacri nel dedicarsi alle proprie incombenze quotidiane e ad altri crimini, forse meno gravi. Demetra sapeva di essere la prossima vittima sacrificale, destinata all'altare di fascine e fiamme allestito in nome di un corrotto nume, cui tutti attribuivano l'immeritato nome di Giustizia Divina.