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Vi sono tante qualità da salvare della vita e della storia del nostro paese: il senso della famiglia, l'onestà e la dirittura morale della gente, l'amore e il rispetto per la terra e il creato, l'orgoglio nella povertà, il senso del sacro, la bellezza della lingua che chiamiamo dialetto, ma che è lingua ufficiale a tutti gli effetti. Le nostre storie, le fatiche di chi ci ha preceduto, le vicende trascorse nel tempo tra i muri delle case o nei boschi, tra le colline che delineano variegati orizzonti o monti che chiudono lo sguardo, vanno proclamate, tenute in considerazione e onorate, perché noi siamo una grande civiltà. Abituiamoci a vivere il nostro luogo, il paese, con più entusiasmo e più sacralità. Questo scritto va nella direzione di dare un contributo di orgoglio a chi abita Castelsaraceno e ha il coraggio di starci dentro. La lingua è unità; l'unità è il segno di una comunità. "Che vita è la vostra se non avete vita in comune?" (Thomas Eliot) In questo lavoro ho rubato e raccontato storie; ho spiato fra le parole, ho raccolto e riunito pezzi di canti sommersi. Per amore al paese, alla sua gente e per conservare la memoria della comunità.