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Parole come spread, rating, default, hanno soppiantato, nelle agende dei programmi dei Governi, termini come "lavoro", "salute", "istruzione", "solidarietà". La politica e l'economia, oggi, guardano sempre più al mercato e trascurano l'uomo. Minime oscillazioni dei grafici economici mandano in fibrillazione prima le borse e poi la politica, che non esita un istante a tagliare pensioni, posti di lavoro, fondi destinati alla scuola, spese per il funzionamento degli ospedali e per l'assistenza ai bisognosi, pur di far guadagnare ai propri mercati mezzo punto di percentuale nelle borse o di scalare di una posizione nelle classifiche delle agenzie di rating.