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Questo saggio di Aliberti sull'intera opera di Cattafi è un gradito dono, uno studio davvero degno per compiutezza e acume su un poeta che finora è stato sì lodato, ma mai in un modo così rigoroso e regolare. La rubricazione degli oggetti, la rassegna dei luoghi, le lancinanti vibrazioni dei colori, le trafitture ironiche nella banalità degli eventi, i trucioli del reale, in Cattafi esplodono in contesti analogici, dove figure dissacrate rimbalzano nel viaggio dalla fisicità all'enigma su percorsi cosmici cosparsi di ansie e vuoti siderali, dove il poeta non sprofonda nel Nulla, ma in un attimo fatale riesce a capovolgere le frazioni del dubbio in attesa dei riflessi metafisici. In breve, Cattafi è un poeta che nella morsa della solitudine riesce a scendere agli Inferi e, come un nuovo Ulisse moderno, riesce a sottrarsi alle mostruose Furie con la forza della fede, della ragione e della poesia.