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Gli statuti di Chianciano editi in questo volume (del 1544 e del "danno dato" del XVI secolo, con aggiunte fino al 1734) costituiscono una delle normative comunali più corpose e interessanti dell'antico territorio senese. Essi dischiudono l'orizzonte di un ordinamento complesso e articolato, creato da un comune solido e vitale (pure economicamente) ancora in età moderna, dotato di ampie prerogative basate sulle capitolazioni stipulate a metà del Trecento con il Comune di Siena e rimaste in vigore per secoli. Un ordinamento spiccatamente "popolare" che, non potendosi considerare "derivato" da quello senese, ma solo riconosciuto da quest'ultimo, si presenta, più che come l'articolazione di un "governo centrale", quasi come una piccola Repubblica federata, i cui poteri di auto-governo (nitida eco dell'età comunale), furono addirittura mantenuti, pur con qualche nuovo limite, nel periodo della dominazione medicea. Si tratta di una realtà pressoché unica nel dominio senese che, d'altro canto, presenta molte similitudini con vari comuni "capitolati" delle zone periferiche. Il caso Chianciano offre quindi lo spunto per nuove riflessioni sulla natura e sulle caratteristiche di questo e simili Stati proto-moderni, "mosaici istituzionali" lontani dall'uniformità.