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Amy Levy ama i romanzi di George Eliot come tutte noi, ma non le va giù la versione sentimentale della comunità ebraica che l'autrice propone in Daniel Deronda. Amy sa bene che non esiste niente di peggio che essere una donna ebrea e lesbica in piena epoca vittoriana. Così scrive Reuben Sachs. Attraverso la satira su luoghi comuni, chiodi fissi e cattivo gusto degli ebrei londinesi, Amy Levy contesta un ordine simbolico che per le donne non prevede dignitose alternative al matrimonio: o sei una moglie devota o una zitella cinica. Ma le figure femminili forti, inquiete e memorabili di questo romanzo sanno bene che «non c'è nulla di più atroce di una donna che non conosce le sue possibilità»: ecco perché le loro vicende finiscono per offuscare la storia dell'amore impossibile tra il promettente avvocato di buona famiglia Reuben Sachs e la cugina povera Judith Quixano, troppo spesso ritenuto a torto il cuore di questo libro.