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Una lingua garbata ma perforante, da pugno allo stomaco e nodo in gola, per un libro edito finalmente in Italia dopo quattordici ristampe in Finlandia. In perfetto equilibrio tra la tessitura seduttiva della prosa e la cadenza risoluta della poesia, Aino Suhola punta il dito sui tratti più impietosi della smagliante civiltà dell'hole in one, votata alla strategia vincente e all'uniformità del protocollo, che genera soggetti efficienti come macchine, tirati a lucido, talmente pieni di sé da non concedere spazio a nessun'altro. Senza mezzi termini, Suhola descrive la fatica di stare al passo e la miseria della vita intera messa da parte, ma soprattutto racconta di quelli che sbagliano fatalmente mira e per aggiustare il tiro ricorrono a violenza, alcol e stupefacenti. Ma in fondo, con i piedi nel fango o il sedere in business class, siamo tutti animali storditi e ingabbiati. E nonostante la corazza dura e le unghie affilate, tendiamo sempre le braccia per ricevere amore e non avere più paura.