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Con il piglio veloce della lingua di tutti i giorni, la cadenza della poesia e una buona dose di ironia sottile, le intuizioni filosofiche diventano storie di comune originalità. Gloria Zanardo delinea ritratti esilarati e commoventi, interpreta la metafisica delle bambine e i criteri stravaganti delle prozie. Ma soprattutto racconta occasioni afferrate al volo o perdute clamorosamente, attese snervanti che non danno mai tregua, congedi dolorosissimi che non chiudono davvero i conti. E alla fine, atti dovuti e atti mancati che si risolvono in una resa incondizionata. Intanto, il tempo trascorre e lascia il segno sulle cose, come l'odore di muschio nel baule del nonno, un nome tra le pagine custodite sottochiave, una vespa che ormai perde colpi. O come il salnitro sui vecchi muri.