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"Se guardi al mondo con occhi onesti non puoi che diventare triste, e la tristezza fa ridere. Un comico deve essere onesto, parlare liberamente e abbracciare la realtà: questo è l'umorismo". Sull'onda di queste parole viveva Robin Williams, seguendo questa massima che forse lo rappresenta meglio di mille commenti. Un artista eclettico, un genio per molti, un fiume in piena che non taceva mai, con una voce nuova per ogni risposta, una sfumatura per ogni battuta, capace di scherzare su ogni argomento senza remore né paure. Un comico di razza dalle mille sfaccettature, mille facce ed espressioni, e insieme un uomo che ha lasciato impressa nella memoria di tutti un'immagine di sé multiforme ma sempre sorridente e luminosa e che dietro l'humor si nascondeva, celando al mondo il tormento di un'anima triste perché al mondo aveva guardato con occhi onesti. Era il suo modo, parlare tanto per non dire in fondo nulla, proteggersi e non lasciarsi ferire: "Sono sempre stato troppo sensibile, troppo intenso, troppo vulnerabile; anche sul set ci sono rimasto male tante volte nella mia vita, anche quando forse avrei potuto evitarlo". Il pagliaccio ribelle di Hollywood che fa ridere gli altri e l'uomo fragile e triste, consapevole di quel malessere che lo tormentava gettandolo spesso nella depressione e con cui ha tentato di venire a patti per tutta la vita: "Per anni ho pensato di suicidarmi: è stata l'unica cosa che mi ha tenuto in vita".