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"È particolarmente bella l'idea di persona che emerge in queste pagine, dove l'esperienza del limite e della fragilità, di cui il corpo è un segno eloquente, illumina una visione positiva della debolezza che rinvia all'origine dell'essere umano e rinnova la comunione sponsale. Sembra proprio che quanto più l'uomo riconosce di non essere Dio, ovvero ammette la propria creaturalità, quindi il suo essere maschio e femmina, tanto più può aprirsi ad un incontro pieno con l'altra persona. Ecco allora che la vulnerabilità diviene la via per tornare al giardino del principio (cf. Mt 19,4) e attraverso la famiglia abitare e custodire la bellezza dell'umano: questo è il nuovo umanesimo." (dalla prefazione di Paolo Gentili)