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La pandemia ha costretto tutti noi a una brusca frenata e a riconsiderare le nostre priorità nelle scelte che compiamo, a livello sia collettivo sia individuale. Ci ha portato a ripensare ai valori che connotano l'attuale organizzazione sociale, la gerarchia di ruoli fra il lavoro produttivo - nell'ambito del business e del profit - e le attività di cura, della famiglia e della comunità, in quello non profit. Il primo, che riguarda soprattutto gli uomini, le seconde, che sono invece prerogativa delle donne. Il lockdown ci ha mostrato anche l'arroganza nel nostro rapporto con la Terra. È emersa all'improvviso una fragilità che non pensavamo di avere. Chi di noi era preparato a rinunciare a uscire di casa, ad andare al lavoro, a muoversi liberamente? Eppure, ci siamo fermati. Ci siamo sentiti responsabili della salute di tutti, che ha acquisito nuovo valore per l'intero sistema sociale. Siamo stati costretti a riflettere sul modo in cui stiamo usando risorse preziose come il Pianeta e la nostra vita, oltre che, durante la gestione della crisi, su quali valori vogliamo costruire il futuro e sulla nuova leadership che desideriamo esprimere, che sia socialmente ed emotivamente più sostenibile e in cui le donne possano riconoscersi.