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Cosa resta del passato se la memoria è un'incorreggibile bugiarda? La risposta si può inseguire tra le pieghe di queste storie pirotecniche, saporite come pietanze yiddish. Battibecchi e bevute in caffè mitteleuropei, una madre impazzita per aver letto troppa poesia russa, un padre vendicato rifiutando un manoscritto, telefonate da un passato rimosso, coppie felici e difficili ben oltre l'orlo di una crisi di nervi, un omino smilzo chiamato Bruno Schulz che da un villaggio polacco invia una lettera folle, grottesca e struggente a Thomas Mann. Le trame di questo capofila della narrativa contemporanea sono mosse da imprevedibili ritmi jazz e innaffiate da litri di vodka incandescente. Un libro che raccoglie vent'anni di scrittura sempre in bilico tra humour sfrenato e tragica malinconia, realismo magico e minimalismo lirico, dove le vite fragili e fertili dei protagonisti divengono cifra del nostro tempo, "perché Dio ha un progetto per noi, ma lo elabora sempre all'ultimissimo secondo".