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Questo libro scaturisce da una esperienza di dolore e di emozione senza uguali e dal desiderio di trovare una sorta di condivisione e di consolazione almeno interiore. È di fatto il diario scritto nella forma di una corrispondenza indirizzata a un amico immaginario, Milo, un interlocutore ideale con il quale il dialogo è intenso ma solo a distanza. L'autore scopre che Isabella, la moglie da lui tanto amata, è affetta da una malattia che all'inizio lui considera, da profano, una forma di Alzheimer ma che si rivela presto essere ben più terribile. Isabella infatti è affetta da sla, da sclerosi laterale amiotrofìca, un male progressivo per il quale non ci sono cure che, nel giro di poco tempo, compromette la fonazione, la deambulazione e, alla fine, la capacità respiratoria. Arnaldo si trova, a fronte dell'impotenza della medicina ufficiale, a confrontarsi con questa terribile realtà. Da una parte vuole sostenere la moglie, che non sembra consapevole del male che l'affligge e continua, nei limiti del possibile, a svolgere la sua attività di studiosa, dall'altra vive angosciosamente, da solo, il senso di sconfitta che lo tormenta. A Milo Arnaldo pone gli interrogativi ai quali non sa dare risposta.