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"[...] cantare l'"assenza" significa collocarsi sul confine estremo, dove l'elaborazione del lutto non è ancora giunta a placare il dolore e forse mai ci riuscirà. Nella gradualità terminologica che sta all'interno del triangolo del lutto -dove noi e il morto siamo due vertici e il tempo è il terzo - il sentimento dell'assenza è assai più forte e prolungato rispetto al dolore improvviso, alla mancanza, all'angoscia e impotenza, che si placano, col tempo, nel rimpianto, nel ricordo e nella memoria, che il lutto compiuto serba nelle forme di sentimenti ormai riconciliati con la normalità della vita, velati di malinconia e di nostalgia e, talvolta, attenuati fin quasi all'indifferenza. [...] Dalla Prefazione a cura di Luciano Aguzzi.[...] quando la poesia raggiunge un livello di consapevolezza così alto diventa materia che molti altri dovrebbero cercare, ascoltare, capire, perché la vera poesia, come quella contenuta ne Il canto dell'assenza, ha un'azione salvifica, soprattutto quando vivere diventa difficile, quando si fa proprio fatica ad accettare dolori e delusioni, allontanamenti e scomparse che la vita inevitabilmente ci riserva.[...]" (Dalla Postfazione di Nicola Petrolino).