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Bafefit parla della sua arte come di "suicide realism". Le sue creature nere di china, oscure e tristi, sembrano uscir fuori dai meandri di buie paure infantili e perciò assolute. Ma i mostri di Bafefit sono molto meno pericolosi e orrifici di quanto possano apparire a prima vista: più che morte, racchiudono sensibile umanità. L'aspetto onirico di queste creature degli incubi è perfettamente reso da una tecnica che, rifiutando in toto l'uso del digitale, abbraccia un chiaroscuro molto contrastato realizzato da un nerissimo inchiostro su carta, meglio ancora se vecchia carta dell'800, rimessa a nuovo per l'occasione.