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Nemmeno il terremoto del giugno del 2013 ha fermato la scrittura autodidatta di Andrea Campoli. Poesie in dialetto, alcune tradotte in italiano, che riportano il lettore indietro negli anni, alla terra, alle tradizioni, alle fole raccontate a vejo. "Ne voglio spiegare due - precisa l'autore - A Mio Padre e Il Pettirosso. In entrambe voglio soffermarmi sull'ultima strofa. Nella prima poesia l'Ape Maya in questione è una semplice Ape Piaggio, il Biondone non è altri che mia Madre Giulia che mio padre ha sempre chiamato così, infine il ragazzo in questione sono io, mio padre mi ha sempre chiamato così, pochissime volte in vita sua si è rivolto a me chiamandomi per nome. Nel Pettirosso nell'ultima strofa c'è una parola: Bang ed è riferita al Big Bang".