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Virginia Woolf aveva ragione: una stanza tutta per sé è la condizione necessaria per scrivere, un luogo più che fisico metafisico, metafora di una condizione di libertà per poter annotare ciò che passa per la mente. Dati biografici, contesti verosimili diventano sfondi evanescenti di viaggi ideali che portano chissà dove e i riferimenti a persone, cose e fatti sono assolutamente casuali e privi di alcun fondamento proprio perché quella stanza in realtà non esiste: è solo un "ex luogo" dove l'anima è libera di vagare nell'altrove. Il libro è un dialogo tra amiche che, attraverso 18 storie, raccontano un viaggio tra le pieghe della vita interpretata da punti di vista sempre femminili mai femministi e il cui interlocutore è spesso l'universo maschile così diverso e multiforme.