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Nel mondo occidentale, così proteso verso la modernità, troppo spesso soltanto materiale, i contenuti di quest'opera possono apparire completamente al di fuori del tempo e di qualsiasi mentalità. L'Africa, oggi, risulta essere diversa dall'immagine che, fino ad almeno cinquanta anni fa, il colonialismo ne aveva dato. È pur vero che è mutato l'atteggiamento nei confronti di questo grande continente: non più un mero contenitore di cui sfruttare, fino all'osso, le ingenti risorse, ma un insieme di popoli e culture, un complesso mosaico da studiare e interpretare, tra le cui tessere riluce la nascita dell'uomo. L'autore, padre Gabriele Bortolami, un missionario cappuccino che da più decenni vive in Angola in stretto contatto con i Bakongo, offre ai lettori un lavoro molto accurato ed esaustivo, frutto, da un lato, di esperienze personali dirette e, dall'altro, di una letteratura critica imponente, una pertinente selezione di fonti, resoconti e cronache, il cui rigore documentale dà all'opera un potente respiro critico. Un'analisi strutturale dell'etnia che va ad indagarne i multiformi complessi aspetti, sia nella loro dimensione storica oralmente tramandata che in quella di possibili future trasformazioni. L'autore è un ricercatore che fissa lo sguardo sulla realtà culturale e religiosa dei Bakongo e, come lui stesso afferma, "Nello sguardo di chi cerca c'è sempre un po' di poesia che contiene in sé desiderio, curiosità e pietà". Presentazione di Maria Margherita Satta, prefazione di Silvia Cristofori, postfazione di Mario Atzori.