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Nuovi equilibri si stanno affermando nel mondo in tutti i campi. Accanto all'uscita dalla povertà, dall'isolamento e dall'ignoranza di miliardi di esseri umani in concomitanza alla globalizzazione e ai nuovi mezzi di informazione e comunicazione, si accentuano disuguaglianze, si alterano gli assetti ambientali del pianeta, si perpetuano ingiustizie e violazioni dei diritti umani, si alimentano instabilità, violenze e movimenti di intere popolazioni. Situazioni conflittuali di carattere etnico, sociale, culturale e religioso, oltre che le vendette della storia, parzialmente congelate durante la precaria stabilità della guerra fredda, riemergono con prepotenza e premono per revisioni di assetti territoriali, istituzionali e relazionali, che sembravano definitivi, creando anche nuovi spazi per ideologie totalizzanti e disumane. Esse si intrecciano con le nuove rivalità ai livelli regionale e globale con nuovi rapporti di potere, con le esigenze di risorse energetiche, idriche, minerarie e agricole di cui un mondo in crescita ha sempre più bisogno. La modernità sembra in rotta dappertutto, neanche rimpianta. Vi sono gli squilibri stimolati da un sistema finanziario dilatatosi in modo ipertrofico con logiche estranee ai bisogni dell'economia reale.