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"Gli italiani non sono razzisti." Questa frase ormai è superata dagli eventi attuali, che ci fanno guardare in modo diverso alla nostra storia. Immagini, testi, canzoni, sono filtri utili per meglio capire. Il «Corriere dei Piccoli» è stato culla di idee, creatività, arte, ma anche cartina tornasole del pensiero sociale e politico, messaggio da passare in modo più o meno velato ai bambini. Più di 100 anni fa, alla sua nascita, il fumetto specchiava come nessun altro mezzo l'essenza di quel nuovo secolo, che svoltava deciso verso i nuovi "tempi moderni". Tempi complessi, che vedono un'accelerazione nelle tardive ambizioni italiane in Africa e, parallelamente, la costruzione di uno specifico immaginario coloniale Guardare al passato, con occhio critico e cogliendone sfumature diverse e diverse ambiguità, può servire oggi a capire meglio il nostro presente e un futuro possibile. Da Bilbolbul, primo grande fumetto italiano (1908) a Bonaventura, a Pier Lambicchi, fino a Romolino e Romoletto, piccoli balilla in Africa, o a personaggi che si chiamano Bomba e Zimbo, Tidna Danna, Mingo-Mango o Faccetta Nera, un'antologia dell'Africa nel fumetto italiano nel «Corriere dei Piccoli» dal 1908 al 1936.