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A tutti è capitato di sentir dire di una persona conosciuta colpita dal cancro, o da qualche altra malattia "brutta". Di solito il primo commento è: "Poveretto che sfiga!", rafforzando questa affermazione con una espressione rattristata. Nel momento stesso in cui apprendiamo la notizia della "sfortuna" capitata a quella persona, si ravviva in noi quella sottile, tagliente paura di essere colpiti dalla stessa sorte maligna. Si percepisce quell'inquietudine per cui ci si sente in balia della fortuna, del caso, di entità superiori che, in qualche modo, sembrano segnare la nostra vita, condannata a continuare nell'incertezza e nella minaccia. Non ci si ferma a pensare che quella "brutta" malattia abbia senso e che, in certo qual modo, sia l'evento più logico possibile. Tanto meno si riesce ad accettare che sia la Natura l'artefice di quella condizione.