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Una vicenda personale, raccontata con disarmante sincerità. Un lungo tratto di storia, vissuto sulla pelle, tra paure, emozioni, voglia di cambiare, di non sottomettersi a un regime ingiusto, crudele. È il riuscito tentativo di ritrovare la memoria ininterrotta di fatti grandi e piccoli, personalissimi, attraverso i quali è possibile a chiunque rivedere momenti di storia europea sparsi nell'arco di cinquant'anni: Italia e Romania, soprattutto, il paese in cui la protagonista, bolognese, si ritrova suo malgrado a trascorrere tanti anni di una vita difficile, tormentata, segnata dal tradimento, dall'inganno. Ma anche dall'affetto, dall'amicizia e dalla solidarietà nati da incontri casuali e capaci di trasformarsi ben presto in presenze indispensabili e sicure. Lo si coglie fin dalle prime pagine, dove la narratrice racconta l'inizio del suo rapporto con Eugenio, il marito, uno studente romeno che nel 1938 è iscritto all'Università di Bologna: un amore sfortunato e determinante, una relazione sbagliata che la morale del tempo costringe a tener viva. E che la narratrice delinea in tutta la sua realtà. Ma la sofferenza della memoria è necessaria.