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"Graziano Sia, attraverso un linguaggio lirico suggestivo e altamente immaginario, ci conduce nei suoi ricordi, in quel suo passato di emigrante, quando non rimaneva altro per sopravvivere che andare a cercare lavoro oltre la propria terra, le proprie radici, la propria cultura. Parole vive, che incantano e commuovono e che spiegano chiaramente, gli attimi, gli stati d'animo, le difficoltà e la nostalgia di chi, come il nostro poeta, ha dovuto lasciare, la terra di origine e la propria famiglia. Graziano Sia, in questa sua silloge, costruisce una sorta di diario, con annotazioni accurate, e lo fa in poesia con immagini ricche di particolari che ci rendono spettatori di quel fenomeno lontano dalla nostra immaginazione, un fenomeno sociale che per anni ha diviso famiglie e affetti, migliaia di persone che si sono dovute adattare a cambiamenti repentini del proprio vivere naturale, una scelta dovuta alla mancanza di lavoro, in quelle terre che hanno subito trasformazioni per varie cause." (Dalla prefazione di Marzia Carocci)