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Scorrendo le pagine del ricordo accorato della nipote Giancarla Arisi per il nonno Felice, viene subito da dire "di uomini così non c'è ne sono più". Leggiamo: "Felice cercò sempre di essere un uomo giusto, d'onore, di compiere il proprio dovere come sposo, come padre, come cittadino, come soldato. Fu amato e stimato dai compagni e dai superiori. Affrontò la guerra, il dolore fisico e psichico, le ferite e la prigionia con rassegnazione, fiducia in Dio, nella Madonna, nella Provvidenza, pregando e pensando alla famiglia." Un profilo di una persona speciale sempre pronto ad affermare l'amore "puro" verso la moglie, l'attaccamento ai figli, agli amici e al suo amato paese di Pescarolo. Seppure in guerra sul Carso ed in prigionia a Langensalza (Germania) non si stanca di raccomandare di pagare le tasse, di pregare, di evitare che i bambini frequentino cattive compagnie, di pensare alla vendemmia, alla semina del granoturco, quasi voglia sollevare la famiglia dalle tante incombenze cui deve badare in sua assenza.