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Una delle prassi testuali di Silvia Tripodi, palese in questo libro, consiste in una - spesso ironica - strada a zigzag verso la fotografia della fallacia delle nostre persuasioni, percezioni, cristallizzazioni, equivalenze e nomi pre-connotati: il Buddha, lo zombi, gli alieni, il filosofo... Tutti oggetti da smontare, grazie a una "usabilità della prosa" che non rinuncia a spezzare in definitiva anche se stessa: in versi.