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In un'epoca il cui vanto è l'accantonamento definitivo delle ideologie, lavorare per la rifasatura del rapporto fra l'edificio e la realtà di cui è interpretazione può rappresentare per l'architetto il segno da riconoscere. Il compito è ampio e appassionante e si sostanzia, diversamente da un pensiero altro, in un concetto di bellezza che acquista senso proprio in presenza di elementi oggettivi: una utopia del fare in cui la struttura del linguaggio dovrebbe riuscire a coniugare la ragione della tecnica con i codici di sentimento. Postfazione di Mario Losasso.