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Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, «un quattrocentista smarrito nel Seicento» secondo la definizione di Adolfo Venturi, è il protagonista di una grande esposizione nel Complesso monumentale di San Pietro in Perugia. Dopo duecento anni viene finalmente riunita la sequenza di diciassette opere realizzate per l'abbazia, grazie al prestito della stupefacente «Immacolata Concezione» del Louvre, requisita nel 1812 da Dominique-Vivant Denon, «occhio di Napoleone» e primo direttore del museo parigino. Un'occasione storica e irripetibile per approfondire la figura del Salvi, erede di Raffaello e Perugino in dialogo con le istanze barocche e naturalistiche del suo tempo. Documenti inediti e fonti d'archivio forniscono nuovi dettagli sulla vita dell'artista e sull'ambito delle sue committenze, mentre capolavori provenienti da musei e collezioni private entrano in un serrato confronto con i Tesori della Galleria d'Arte di San Pietro, con opere dello stesso Pietro Vannucci e dello Spadarino.