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Dal delicato stupore con cui il Maestro di San Damiano accoglie le primizie del linguaggio di Giotto all'interpretazione originalissima del Maestro di Figline, fino a Puccio Capanna, il più sorprendente fra tutti i moderni della seconda generazione giottesca: nel 1969 la magistrale lezione di Pietro Scarpellini squarcia il velo di indifferenza che copre la cultura figurativa del primo Trecento umbro, restituendo il fermento del laboratorio di Assisi, il più vivo e aperto centro di cultura pittorica dell'epoca. Dall'oscurità riemergono così maestri "minori", ora raffinati e lirici ora violentemente espressivi che, attraverso e oltre Giotto, partecipano alla rinascenza del XIV secolo.