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La fotografia porta alla luce una peculiare condizione delle immagini che può essere accostata al concetto di compassione. In essa, soprattutto quando origina dall'orrore e dalla catastrofe, ci accorgiamo di trovare una soglia sulla quale non possiamo che condividere ciò che percepiamo e, in definitiva, altro non riusciamo a fare che rimanere. Sospensione è allora il dominio privilegiato, luogo temporale prima ancora che spaziale, in cui la fotografia inesorabilmente ci getta, e senza appello, salvo lo sguardo del nostro simile, dell'altro. Quando parliamo di "istantanea" ci riferiamo a un fenomeno che sospende il tempo riavvolgendolo tutto su di sé. L'11 settembre 2001, le camere a gas di Auschwitz, l'isola di Utøya nel luglio 2011 ma anche un comune campo da basket, sono solo alcuni dei possibili punti di vista, all'interno di quella regione del sensibile. Assumendoli e raccontandoli, questo libro guarda da lontano a un orizzonte estetico che non voglia dare risposte bensì, prospettiva tanto più ambiziosa quanto più urgente, aprire altre modalità al vedere.