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L'incontro con Leibniz deve condurre, contro ogni difesa troppo superficiale del realismo, a un elogio dell'a priori, a un elogio del potere di creazione della ragione e della sua opera più propria, vale a dire di produrre concatenamenti tra le cose. La vita consegna degli stati, l'a priori è la somma delle relazioni che la ragione vi discerne e, se qualche volta questa ricchezza di iniziativa può essere trascurata nella manipolazione dei fatti quantitativi, non c'è niente di più tragico che il dimenticarne il beneficio umano quando si tratta di trovare i legami tra la felicità e la sofferenza, o tra le promesse dei libri sacri e le esigenze degli individui.