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Dall'Ade possono nascere fiordalisi, così come dalla poesia contemporanea può rinascere quella classica: è una trama di continui rimandi alla tradizione quella che corre tra i versi poetici di una sensibilità moderna. C'è Proserpina, amante e vestale insieme, che fa intravedere bagliori di vita nell'Ade e insieme a lei Orfeo; ci sono l'alcione, l'usignolo, l'airone, il gabbiano e il cigno che rimandano a D'Annunzio, a Gozzano e ancor di più alla lirica arcaica greca; c'è la natura aspra della Liguria di Montale, il melograno di Carducci, gigli e viole, asfodeli e rose, magnolia e ibisco, ginestra e croco, ulivo e acacie, papaveri e salici, glicini e lillà, cipressi e gardenie, calendule ed eucalipti. Tuttavia nella poesia di Triolo c'è di più: l'eterno e il personale, l'anelito alla vita e la presenza della morte. C'è poesia, nella poesia di Triolo.