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Di Paolo Cervino, prima ingegnere civile e poi pittore, colpisce innanzi tutto la lontananza fra gli studi fatti, che si suppongono rigorosi e metodici che gli ingegneri sono chiamati a far stare in piedi le fantasie degli architetti e che raramente gli ingegneri sono spiritosi, e le sue opere pittoriche dove la prima cosa che si nota è l'elevata entropia sulla tela, sia nelle opere quasi monocrome come Venezia n. 3 sia nelle opere vivacissime come l'Autoritratto a fianco, al punto da sembrare una tavolozza. Non stupisce che un "tecnico" abbia mentalità e capacità artistiche, anzi pare che a volte proprio il rigore degli studi porti ad aperture mentali non altrimenti raggiungibili, ed alla necessità di esprimersi con altri mezzi diversi da quelli usati nell'attività professionale. Senza scomodare Leonardo da Vinci, principale esponente di questa eclettica categoria, pensiamo a Carlo Emilio Gadda, prima anche lui ingegnere e poi scrittore; a Carlo Levi, medico scrittore e pittore; Primo Levi, chimico e scrittore; Mario Tobino, medico e scrittore; Ludovico Geymonat, matematico e filosofo; Tiziano Baldi, quasi matematico inventore e pittore.