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La peculiarità della specie umana è il pensiero, e l'uomo lo usa sovente come arma inconsapevole contro le altre specie, e contro se stesso. Subentrata la consapevolezza del pericolo, l'autore prova ad utilizzare la speculazione come prudentissimo e affilatissimo bisturi. Si ritrova così a cesellare una profonda compassione per le altre specie, arrivando a vette imprevedibili: una sorta di onoranza funebre per un formicaio devastato; ma anche - e soprattutto - un amore nutriente (e forse reciproco) verso un felino domestico che gli spalanca le porte della mente. E l'uomo dialoga silenziosamente con il gatto e, forse per telepatia, non osa più nemmeno chiudergli la porta. Ha però il coraggio di riferirci le reciproche considerazioni di specie: a tratti lievi, a tratti profondissime.