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Il termine nuberu bagu appare per la prima volta sulla rivista "Shukan Yomiuri" - dopo l'uscita del secondo film di Nagisa Oshima, "Racconto crudele della giovinezza" (1960) -, maturando l'opinione di un'influenza della nouvelle vague sul lavoro dei giovani cineasti giapponesi, che, invece, hanno sempre rifiutato la genesi di questa definizione respingendola con forza. Più giustamente, invece, col termine nuberu bagu e possibile fare riferimento allo spirito di rigenerazione culturale del cinema dei primi anni sessanta e all'origine del clima politico della cosiddetta Nuova Sinistra. Le analogie tra i giovani cineasti si assegnano a una fisionomia comune che risalta nella decostruzione degli elementi della tradizione cinematografica - collocati a una nuova forma di rappresentazione - e nel carattere innovativo dei temi svolti e delle tecniche di stile adoperate. Rifiutando i modelli precedenti con uno stile personale e inedito, i registi della nuberu bagu hanno maturato una "coscienza autoriale soggettiva" (sakkatoshite no shutaisei) dialettizzando uno sguardo critico attraverso nuove forme di espressione, in polemica con gli assunti moderati e rigidi del cinema del passato.