Un esercito senza divisa di Tognetti Alessandro - Bookdealer | I tuoi librai a domicilio
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Un esercito senza divisa

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L'otto settembre è alle spalle, il Re Vittorio Emanuele III è fuggito lasciando l'esercito senza ordini e la popolazione allo sbando. Come nei frammenti di uno specchio frantumato si riflette il meglio e il peggio dell'anima italiana, in un'infinita scala di reazioni. Dal tragico al buffo, dal grottesco al sublime. Alle regole e all'ordine si sostituiscono, in una sovversione improvvisa, l'anarchia, la liberazione degli istinti, la lotta per la sopravvivenza, l'eroismo di pochi, la paura di molti. Cadono mille maschere ed vent'anni di retorica sono spazzati via in poche ore. Nel profumo dell'estate che muore,sprofonda l'Italia che credeva di essere un Paese vero. Mentre gli ordini urlati dai tedeschi e l'ombra lunga dei panzer feriscono l'estenuata bellezza d'Italia, il disfacimento di tutto fa mutare profondamente stati d'animo, sentimenti, giudizi. Ora le coscienze sono finalmente libere di decidere, di ribellarsi e di combattere per provare a realizzare un sogno, una "cosa nuova" che si chiama Democrazia. In molti fuggono per scappare agli occupanti e si ritrovano sui monti unendosi nella lotta e formando "un esercito senza divisa" che combatte per la Libertà della Patria. Un'esperienza che segnerà per sempre la loro vita, quando torneranno a casa saranno persone cambiate. "Leone", noto antifascista, viene catturato e torturato ma durante un trasferimento riesce a fuggire e ad unirsi ad un gruppo di partigiani che operano in Lunigiana, dove ritrova il fratello e molti vecchi amici. Tra loro non c'è un'ideologia politica predominante, ma solo un grande spirito di unione che li porta a combattere tutti insieme "fino alla fine " tra rastrellamenti, fame e freddo, anche a costo della propria vita. La situazione sembra volgere al meglio ma l'avanzata alleata si ferma sulla Linea Gotica, quando "inspiegabilmente" il Generale alleato Alexander sospende le azioni militari ed invita i partigiani a tornare nelle proprie case e fermare le azioni di sabotaggio in attesa che passi l'inverno. I partigiani non obbediscono e continuano nella lotta. Gli americani erano contrari ad una possibile rivoluzione che avrebbe potuto avvantaggiare le formazioni comuniste, avvicinando pericolosamente l'Italia verso l'influenza sovietica alla fine del conflitto. Consideravano con molte riserve, se non la "Resistenza", almeno i suoi possibili sviluppi ed il suo espandersi a movimento di massa di notevole entità. I tedeschi organizzarono il più grande rastrellamento mai messo in atto fino a quel momento per garantirsi la ritirata. Ventimila uomini addestrati e armati di tutto punto vanno alla caccia di duemila ribelli alla fine del gennaio 1945. L'epico scontro avviene sull'Appennino tra Liguria, Emilia e Toscana, dove le temperature sono costantemente intorno ai meno venti gradi. Dieci giorni e dieci notti di scontri, di combattimenti senza sosta, di morte e distruzione. I partigiani resistono all'onda d'urto, ricacciando gli invasori nelle loro posizioni. Arriva la primavera, e con essa un nuovo problema, tutte le formazioni partigiane devono avere al loro interno dei "Commissari politici" che ne determini le linee guida. Questo complica ulteriormente le cose, creando situazioni inverosimili. Qualcuno, tramando nell'ombra, sta preparando il terreno per avere riconoscimenti e privilegi al termine del conflitto, eliminando compagni scomodi. Ma chi sono i veri nemici? Quelli che portano la divisa di un altro colore o i nostri stessi compagni di lotta? Finalmente è il momento di ritornare a casa, ma appena i combattenti rientrano a Spezia liberata da due giorni, i vinti sembrano loro. Ad Attila tornano in mente le ultime parole pronunciate da "Tempesta", colpito a morte durante la Battaglia del Gottero che prima di morire disse: "Mi dispiacerebbe solo se dovessi morire per niente." "Tu pensi ne sia valsa la pena?".

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