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La riflessione di Feuerbach sulla morte e sull'immortalità investe l'intero arco della sua vita. Lo scopo del saggio, proponendo angoli visuali diversi, è di far emergere la dimensione immanente, priva di destino escatologico, della sua concezione tanatologica. La conclusione a cui giunge Feuerbach è che la morte del singolo individuo rientra a pieno titolo nella cornice immanente della vita e della natura da cui l'uomo, in definitiva, non esce mai e in cui deve fare affidamento soltanto su se stesso. L'invito del filosofo è quindi rivolto, nel quadro di un nuovo umanesimo, a sfruttare pienamente la pienezza d'essere dell'uomo e le molteplici possibilità offerte dalla vita nel rapporto con gli altri. Cadute molte categorie metafisico-religiose, come consolatio per il post mortem dell'uomo si può pertanto ipotizzare una trascendenza non già verticale ma orizzontale', come la 'prosecuzione' nel e del genere umano, il perpetuarsi incessante della vita, il ricordo, la memoria collettiva.