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Galileo Galilei, il teorico della scienza sperimentale moderna, nel quarto capitolo del suo "Dialogo", dimentica di applicare il suo nuovo metodo. In quel testo descrive una meccanica celeste inesistente: un misto di Tolomeo, di Copernico più la sua personale teoria delle maree che faceva derivare dai due, allora presunti, moti della Terra: falso. Il Papa Urbano VIII alla fine ha avuto ragione di far tacere lo scienziato pisano su questi temi. Galileo va preso per quel genio che è con il limite del suo caratteraccio cui si aggiungono i limiti della fisica aristotelica da lui in parte ancora condivisa. A lui nessuno deve delle scuse. Piuttosto ne deve lui alla comunità scientifica insieme con coloro che lo eleggono a paladino della vera scienza.