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Nella primavera del 1855 Giovanni Pianori si fece strumento di un piano ideato da Giuseppe Mazzini secondo il quale la scomparsa di Napoleone avrebbe dato inizio ad un moto rivoluzionario europeo da cui sarebbe scaturita la nostra Unità Nazionale. Sabato 28 aprile il Brisighellino sparò due colpi di pistola contro Napoleone III che, a cavallo, percorreva i Campi Elisi, a Parigi. Lunedì 7 maggio, il Brisighellino fu condannato a morte al termine di un processo sommario e sbrigativo: non gli diedero l'interprete e gli furono addebitati precedenti penali terribili che non riguardavano lui (colpa di un tragico errore di persona commesso dalla Segreteria di Stato Vaticana). All'alba di lunedì 14 maggio 1855 Pianori salì sul patibolo; le sue ultime parole furono: "Viva la Repubblica, Viva l'Italia!". Dopo il ghigliottinamento del Brisighellino, i suoi fratelli costituirono un incubo per i vari Governi che ne temevano il coraggio e la determinazione. Giuseppe Mazzini rese omaggio alla memoria del Brisighellino con parole che egli non aveva mai usato per nessuno: Giovanni Pianori era stato capace di "osare e morire" ed aveva reso un "servigio alla Patria".