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Ripercorrendo la storia della trattatistica da Vitruvio fino al periodo illuminista per approdare al "dibattito tipologico" italiano degli anni Sessanta e Settanta, si tenta qui di far luce su alcuni indispensabili strumenti critici per indagare il tema del rapporto tra tradizione e modernità, rapporto che, nello specifico, implica la definizione stessa di che cosa sia l'architettura e su cosa si costruisca il sapere architettonico in relazione alla nozione di tipo e allo studio della tipologia. Sebbene le differenti interpretazioni e il presunto ruolo operativo degli studi tipologici possano sembrare privi di una immediata attualità, se non addirittura ridotti a una consuetudine accademica, si ritiene infatti ancora utile interrogarsi sul ruolo che essi hanno avuto e possono tuttora avere in relazione alla pratica architettonica e agli obiettivi dell'insegnamento. Ciò soprattutto in vista di una lettura critica capace di stabilire il valore degli strumenti utilizzati di fronte alla condizione dispersa della città contemporanea.