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La malattia spezza l'equilibrio nel 2012, anno in cui ha inizio la stesura di "Rimedi per i malesseri del falco" (Spagna, 2014). Eduardo Chirinos (Perù 1960 - Stati Uniti 2016) non parla dell'inquilino che è costretto a ospitare ma del caos che esso origina. Quell'intruso ha fatto sì che venissero tirati giù dalla biblioteca vecchi libri, poesie dimenticate, ha riattivato ricordi in modo arbitrario e questo si riflette nella struttura e nello stile. Raccontare la propria infermità scrivendo poesie che dicono altre cose, comporre brevi libri che sono viaggi sterminati, acuminate riflessioni sulla vita e sulla morte. Immagini ossessive srotolate come un mantra che modellano una poesia già di per sé molto visuale, con i versi ricorrenti: "Ieri notte ho fatto un sogno" e di fianco la ripetuta domanda: "che vedi?". Tra l'autore e il falco si crea un vincolo simbolico e affettivo, percepibile soprattutto nell'ultima parte. Il sogno (e il sonno) sono pur sempre un volo, uno stacco e riconciliano l'orecchio con l'occhio.