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L'opera di Felipe García Quintero (1973) è cresciuta in maniera solitaria e indipendente, in un percorso che lascia sull'erba una sottile impronta, con la lentezza della pazienza e il passo scrupoloso del funambolo. Si è già parlato della sua capacità compositiva, della sua scelta costruttiva. Le parole sono bende che avvolgono una ferita, per guarirla o celarla e la solitudine scava in quella fossa, non per altri ma per la propria solitudine e la musica naturale della solitudine è il silenzio. Nel silenzio il freddo si fa più tagliente e il vuoto più opaco, il presente più presente, la solitudine più densa: "Terral" (pubblicato in Uruguay nel 2013), è una passeggiata sul suolo naturale, il viaggio di ritorno alle origini, il rovescio della penombra. Testo tratto dall'introduzione di Samuel Vásquez.