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"In principio è l'ingiuria": è la frase con cui inizia questo libro e costituisce il punto di partenza di un insieme di riflessioni che affrontano in modo nuovo il problema dell'assoggettamento e della dominazione. L'autore insiste sulla forza del linguaggio e della stigmatizzazione, ma sostiene anche che occorre inserire la violenza delle parole che feriscono e offendono in una teoria generale dell'ordine sociale e dei meccanismi che lo perpetuano. L'opera è suddivisa in tre parti. La prima è un'"antropologia sociale" basata sull'esperienza vissuta; la seconda un'analisi storica della dissidenza letteraria e intellettuale e della presa di parola "omosessuale" a partire dagli ellenisti di Oxford (metà del XIX secolo) fino ad arrivare ad André Gide, passando per Oscar Wilde e Marcel Proust; la terza un'appassionata reinterpretazione degli sviluppi di Michel Foucault nel suo modo di pensare il potere e la resistenza ad esso. Interamente rivisto rispetto alla prima edizione, questo libro fornisce gli strumenti più adatti a tutti coloro che vogliono pensare e riflettere sulla naturale e legittima diversità degli esseri umani e sull'urgenza di cambiare ed emancipare il proprio modo di pensare nel rispetto di tale differenza.