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"E proprio a un possibile disturbo della personalità mi ha fatto pensare il nostro caso: chiunque sia Vittorio Veroli, cosa lo porta a voler pubblicare una storia che probabilmente non vorrà mai rivendicare? E se un giorno cambiasse idea e volesse farlo, che sorta di grane mi causerà esserne stato l'editore? Non mi rimaneva dunque che consultare un legale e iniziare a leggere il manoscritto, sperando in cuor mio che un'eventuale bassa qualità letteraria mi togliesse da ogni impasse spingendomi a rifiutarlo. E invece no, il testo ahimè era più che valido: non solo arrivava già con una prosa ben scritta che lo metteva al sicuro da tagli e aggiustamenti che non ero autorizzato a fare, ma rivelava anche uno spessore culturale raro tra gli esordienti." (Dalla nota dell'editore)