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Giovani sognatori mascherati da eroi dei fumetti per le strade di Lucca, scalmanate schiere con occhiali a specchio sulle spiagge di Gallipoli, fanatici del complotto e deliranti raduni aziendali di Herbalife; l'Italia descritta da Quit the Doner è il Paese dei Club Dogo, dei social network e delle vecchie "sfogline", di Beppe Grillo e degli elettori sfiduciati, delle storie di provincia e degli intrighi di palazzo, di prezzolati autonomisti e idealisti resistenti, del lavoro sottopagato, di Paolo Fox e di intere generazioni smaniose di sentirsi parte di una comunità. Satiro danzante sulle ceneri del politicamente corretto e acuto analista delle dinamiche di massa, il misterioso Quit the Doner viviseziona il Paese reale vestendo di volta in volta i panni dell'intraprendente giornalista d'inchiesta, del brillante filosofo, dell'acre polemista, del rompiscatole; una mente libera, impegnata "nel democratico atto di pensar male". Dopo essere riuscito a far emergere la propria voce dal marasma che affolla la rete, Quit attraversa i falò rituali delle vanità collettive, descrive e irride, si infervora e si commuove, costruendo un caleidoscopico catalogo dei tipi umani che popolano la nostra penisola. Ne emerge il ritratto cinico e irriverente di un popolo eccessivo, ripiegato su stesso, egotico e passionale: l'affresco tristemente comico di una nazione in cerca di identità.