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Un giovane chirurgo, né particolarmente brillante, né particolarmente stupido, si trova catapultato in una posizione universitaria eccezionale da un meccanismo perverso, che dapprima accetta supinamente e poi arriva a condividere. "Perché mai ho fatto l'universitario? Perché mi ci sono trovato e perché la cattedra porta potere, e al potere non si dice mai di no." È un barone, ma non ha il fascino dei baroni di un tempo. È un uomo debole, che riesce a darsi forza in virtù della sua posizione. È un uomo come tanti, in una posizione teoricamente per eletti. E quando la sua posizione viene a mancare per il naturale trascorrere del tempo, ritorna a essere un uomo che non sa invecchiare. Tutti gli intrighi, tutte le bassezze raccontate nel romanzo sono inventate, ma possono succedere in qualunque città, in qualunque università italiana e, probabilmente, sono anche successe. L'autore, anch'egli un chirurgo, ha deciso di immaginarsi nella vita di un predestinato all'alto insegnamento della chirurgia per far conoscere al pubblico parte di quanto ha visto e sentito nel corso della sua vita professionale. Naturalmente, essendo ancora in attività, ha scelto di presentarsi con uno pseudonimo.